Il pomeriggio di martedì 23 febbraio le Maestre hanno salutato i bambini con il cuore pesante – la Casa dei Bambini da domani richiude, e non si sa fino a quando.
Nel gruppo di lavoro subito è montato un pensiero: come rispondere ai bisogni dei bambini?
Il confronto telefonico con ogni famiglia ci ha permesso in primo luogo di condividere uno stato d’animo segnato (chi più chi meno) da stanchezza e avvilimento. Abbiamo raccolto le impressioni e le richieste dei genitori (inevitabilmente molto distanti tra loro). E abbiamo tentato di farne una sintesi con una proposta ponderata a lungo, e variegata.
Noi ci proviamo ogni giorno, ma incasellare le facce dei bambini dietro una schermata di Zoom non risponderà mai al loro bisogno di vivere la giornata a fianco dei compagni, in un ambiente che non è casa, ma è Casa dei Bambini, con la Maestra pronta ad accompagnarli nei percorsi di scoperta che sorgono spontanei ogni momento.
Il lavoro del Sassolino non si basa sull’offrire stimoli, ma sul rispondere al fiorire delle loro curiosità.
La didattica a distanza non può rispondere ai bisogni dei bambini della scuola dell’infanzia: è solo un rattoppo, un modo impacciato per non dimenticarsi le facce, l’uno dell’altro.
Per capire il bambino occorre sentirne l’odore, vivere i movimenti delle sue radici.
Per comprenderne i bisogni, le paure e le aspirazioni occorre osservarlo nel tempo presente.
La Casa dei Bambini è un luogo esclusivo di condivisione tra bambini, e con le Maestre: un posto in cui sbirciare insieme il cielo per aggiornare il calendario, perdersi nei loro racconti nel cerchio, osservarli giocare con i propri compagni, accompagnarli con lo sguardo mentre scalano un albero, rispettare la sacralità della loro concentrazione durante un lavoro, sostenerli nell’incontro con Il Signor Errore – sentire il loro sentire e aiutarli a fare da soli.
Undici mesi fa ci univamo al Comitato EduChiAmo – Uniti contro il Covid per denunciare il fatto che i bambini fossero spariti dai radar dei decisori politici.
Che in Lombardia i parrucchieri chiudano due settimane dopo le scuole fa male al cuore.
Che i sacrifici siano chiesti solo ai bambini e, indirettamente, alle mamme costrette al funambolismo tra permessi lavorativi esauriti, babysitter improbabili e il desiderio, o la necessità, di continuare a lavorare è rivelatore di una gerarchia di poteri (sempre di 11 mesi fa era il report “Le equilibriste” di Save the Children).
Non a caso Maria Montessori denunciava la guerra degli adulti nei confronti dei bambini, questi bambini così irragionevoli e irriducibili alle nostre tristezze, al nostro opportunismo, al nostro cinismo.
Se occorre fare sacrifici, che i sacrifici siano di tutti, anche delle fabbriche, che non hanno mai chiuso. Che le scuole siano le ultime a chiudere, e le prime a riaprire, e in sicurezza.
Fondazione INTRO e Il Sassolino aderiscono alla manifestazione odierna per rimettere al centro del paese la Scuola; ma che diventi una Scuola capace di partire dall’osservazione sul campo dei bisogni dei bambini, e non semplicemente una scuola-parcheggio, per permettere ai genitori di ammazzarsi di lavoro. Diamo voce e potere ai bisogni dei bambini, non degli adulti.
DAD!
A casa io gioco
A scuola io faccio
A casa è il mio fuoco
A scuola è l’abbraccio
A casa c’è Mamma
A scuola Maestra
A casa TV
A scuola finestra
A casa io sono
A scuola divento
A casa c’è sole
A scuola c’è vento
A casa io chiedo
A scuola rispondo
A casa c’è il nido
A scuola c’è il mondo
RIMA DI CASA E SCUOLA
da “Rime raminghe“, Bruno Tognolini – Adriano Salani Editore